Category Archives: Movie

A spasso con Bob (A Street Cat Named Bob). Regia di Roger Spottiswoode.

A spasso con Bob (A Street Cat Named Bob). Regia di Roger Spottiswoode.

A spasso con Bob (A Street Cat Named Bob). Regia di Roger Spottiswoode.

Assolutamente da vedere, un film che funge anche da Pet-Therapy. Ti fa amare ancora di più il tuo gatto e ti fa capire quanto ogni gatto è unico. E se non hai ancora un gatto ti fa venire la voglia di prenderne uno subito!

Il film è ispirato all’omonimo libro che ha avuto un enorme successo in Inghiltera (notoriamente amanti dei gatti….). il film è molto bello, l’attore riesce a rendere molto bene il disagio e le difficoltà che ha avuto James Bowen (che compare come cameo verso la fine del film). Attore principale sicuramente è Bob, un gatto fantastico, unico.

 

Arrival. Un film di Denis Villeneuve.

Arrival

Arrival

Louise Banks, linguista di fama mondiale, è madre inconsolabile di una figlia morta prematuramente. Ma quello che crede la fine è invece un inizio. L’inizio di una storia straordinaria. Nel mondo galleggiano dodici navi aliene in attesa di contatto. Eccellenza in materia, Louise è reclutata dall’esercito degli Stati Uniti insieme al fisico teorico Ian Donnelly. La missione è quella di penetrare il monumentale monolite e ‘interrogare’ gli extraterrestri sulle loro intenzioni. Ma l’incarico si rivela molto presto complesso e Louise dovrà trovare un alfabeto comune per costruire un dialogo con l’altro. Il mondo fuori intanto impazzisce e le potenze mondiali dichiarano guerra all’indecifrabile alieno.

Giudizio: Bello, si può vedere ma con una trama decisamente complicata (tipo Interstellar per capirci). E’ una versione moderna di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. Potrebbe succedere che uscirete dal cinema con un forte mal di testa, di non aver capito nulla o di avere una grande confusione in testa…Siete avvisati!

 

Sully di Clint Eastwood

Sully

Sully

Il 15 gennaio 2009 un aereo della US Airways decolla dall’aeroporto di LaGuardia con 155 persone a bordo. L’airbus è pilotato da Chesley Sullenberger, ex pilota dell’Air Force che ha accumulato esperienza e macinato ore di volo. Due minuti dopo il decollo uno stormo di oche colpisce l’aereo e compromette irrimediabilmente i due motori. Sully, diminutivo affettivo, ha poco tempo per decidere e trovare una soluzione. Impossibile raggiungere il primo aeroporto utile, impossibile tornare indietro. Il capitano segue l’istinto e tenta un ammarraggio nell’Hudson. L’impresa riesce, equipaggio e passeggeri sono salvi. Eroe per l’opinione pubblica, tuttavia Sully deve rispondere dell’ammaraggio davanti al National Transportation Safety Board. Oggetto di un’attenzione mediatica morbosa, rischia posto e pensione. Tra udienze federali e confronti sindacali, stress post-traumatico e conversazioni coniugali, accuse e miracoli, Sully cerca un nuovo equilibrio privato e professionale.

Giudizio: molto bello. assolutamente da vedere. Una tragedia a lieto fine e nonostante questo il comandante ha dovuto dimostrare che ammarare nell’Hudson era l’unica soluzione possibile in quel momento. Molto bella la regia che mostra gli eventi dai vari punti di vista.

Frasi del film:

“A delay is better than a disaster” – Sully

Snowden di Oliver Stone

Snowden

Snowden

Nel 2013, barricato in una stanza d’hotel ad Hong Kong, il ventinovenne Edward Snowden, ex tecnico della CIA e consulente informatico della NSA, ha rivelato, dati sensibili alla mano, al quotidiano inglese The Guardian e alla documentarista Laura Poitras, l’esistenza di diversi programmi di sorveglianza di massa, programmi di intelligence secretati, che garantiscono al governo statunitense un livello di sorveglianza estremamente invasiva e contraria ad ogni diritto alla privacy sul proprio territorio e sul resto del mondo, fatta passare con l’alibi della sicurezza.

Giudizio: passabile, è una copia del film Citizenfour visto nel 2014.

Io, Daniel Blake di Ken Loach

Io, Daniel Blake

Io, Daniel Blake

Newcastle. Daniel Blake è sulla soglia dei sessant’anni e, dopo aver lavorato per tutta la vita, ora per la prima volta ha bisogno, in seguito a un attacco cardiaco, dell’assistenza dello Stato. Infatti i medici che lo seguono certificano un deficit che gli impedisce di avere un’occupazione stabile. Fa quindi richiesta del riconoscimento dell’invalidità con il relativo sussidio ma questa viene respinta. Nel frattempo Daniel ha conosciuto una giovane donna, Daisy, madre di due figli che, senza lavoro, ha dovuto accettare l’offerta di un piccolo appartamento dovendo però lasciare Londra e trovandosi così in un ambiente e una città sconosciuti. Tra i due scatta una reciproca solidarietà che deve però fare i conti con delle scelte politiche che di sociale non hanno nulla.

Giudizio: da vedere, dramatico, triste e molto bello.

La ragazza del treno

La ragazza del treno

La ragazza del treno

Rachel è una donna in grave crisi: divorziata, ancora innamorata del marito nonostante questi abbia una nuova famiglia, trova rifugio solo nell’alcol. Durante i suoi viaggi in treno per andare al lavoro osserva dal finestrino una coppia di giovani e comincia a immedesimarsi nella ragazza, Megan, bella e piena di vita. Quando scopre che questa ha una relazione con un altro uomo, rivive il proprio trauma una seconda volta e perde il controllo. Quando si sveglia e scopre che Megan è scomparsa non riesce a ricordare se è stata testimone oppure protagonista della sua sparizione.

Giudizio: è assolutamente identico al libro. Si può vedere. Peccato che è stato girato in America e non a Londra.

Cell

Cell

Cell

Basato sull’omonimo romanzo di Stephen King, Cell è un film interpretato da John Cusack (ricordiamo il grande successo di 1408) e Samuel L. Jackson in cui tornano i temi e le ossessioni del famoso scrittore americano che, come spesso è già accaduto per altri film, è anche il co-autore della sceneggiatura.
Un misterioso segnale comincia a diffondersi attraverso i cellulari rendendo le persone una sorta di macchine assassine; il disegnatore Clay Riddel (John Cusack) riesce a scampare a questa epidemia ma è costretto ad affrontarla per raggiungere suo figlio, insieme al conducente della metro Tom McCourt (Samuel L. Jackson) e alla giovane Alice. Tutto il mondo si sta completamente autoannientando ma soltanto pochi superstiti riescono stranamente a non essere colpiti da questo “male”. 

Giudizio: passabile, si può vedere, fa capire molto bene quanto ormai la popolazione mondiale è dipendente dal cellulare/smartphone.

 

Gli invisibili di Oren Moverman

Gli invisibili

Gli invisibili

George è un senzatetto, ma non lo ammette nemmeno con se stesso. La sua esistenza è un’odissea che si consuma nella ricerca di qualcosa da bere e mangiare e di un letto per dormire, in una New York che è il luogo più idoneo a generare e perpetuare l’esistenza di chi si appoggia ad un sistema sociale che assiste ma non aiuta, perché ragiona solo in termini di numeri, scartoffie e gradi di temperatura (sotto una certa soglia, a Manhattan, non si ha diritto a soggiornare in un pronto soccorso, se non si ha di dove andare).
Gli invisibili segue George nella sua perpetua peregrinazione, documentando i suoi incontri con altri disperati come lui, con assistenti sociali ben intenzionati che usano l’ironia e la rassegnazione come lame di coltello, con giovinastri che lanciano oggetti ai barboni e vegani gentili pronti ad offrire un piatto di riso. E con Maggie, la figlia che George ha abbandonato a 12 anni, lasciandola nelle mani della nonna materna mentre lui precipitava giù per la tana del coniglio. La sua favola nera, da quel momento in poi, è quella di Alice nel paese degli orrori, personificazione dell’incubo più condivisibile dei nostri tempi: la perdita di un lavoro, di una casa, e dunque di un’identità.

Giudizio: passabile, drammatico, triste, un po’ lento, deve fare riflettere (dopo questo film la gente dovrebbe vedere con un occhio diverso i barboni che si vedono per strada). Per me è un po’ troppo lungo (2 ore di cui almeno 30 minuti di ripetizioni, ad esempio fanno vedere che Richard Gere va a dormire nei dormitori almeno 20 volte…lo abbiamo capito….).

 

L’uomo che vide l’infinito di Matt Brown

L'uomo che vide l'infinito

L’uomo che vide l’infinito

India Coloniale, 1912, il giovane matematico autodidatta Ramanujan (Dev Patel) decide di inviare a un illustre professore inglese, G.H. Hardy, le sue recenti scoperte. Fermo e ostinato nel suo lavoro, dopo l’invito di Hardy (un Jeremy Irons che riconferma il suo perenne stato di grazia) al rinomato Trinity College di Cambridge, Ramanujan parte per l’Inghilterra contro il volere della madre, lasciando la sua terra e il suo amore, la moglie Janaki.
L’uomo che vide l’infinito non è soltanto la storia di una mente geniale che supera le barriere della rigidità accademica, la sua fu una piccola e incisiva rivoluzione. Privo di metodo, il suo approccio alla matematica si distingueva dai canoni dell’ambiente del Trinity College e veniva considerato poco convenzionale. Ramanujan è istintivo, puro, privo di sovrastrutture accademiche, il suo criterio di indagine sembra avere più a che fare con il trascendente e con la spiritualità tipica del suo paese di origine, che con l’austerità del college inglese. Grazie alla guida del mentore e amico Hardy, un personaggio eccentrico e fuori dagli schemi, da un lato impara una certa metodologia che gli servirà per portare avanti il suo lavoro – le più volte citate “dimostrazioni”- dall’altro verrà accettato da un ambiente inizialmente molto ostile.

Giudizio: Bello e da vedere se e solo se siete appassionati di matematica.

Cominciate con il leggere la formula di Hardy e Ramanujan per la partizione di un intero.

Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese

Perfetti sconosciuti

Perfetti sconosciuti

Quante coppie si sfascerebbero se uno dei due guardasse nel cellulare dell’altro? È questa la premessa narrativa dietro la storia di un gruppo di amici di lunga data che si incontrano per una cena destinata a trasformarsi in un gioco al massacro. E la parola gioco è forse la più importante di tutte, perché è proprio l’utilizzo “ludico” dei nuovi “facilitatori di comunicazione” – chat, whatsapp, mail, sms, selfie, app, t9, skype, social – a svelarne la natura più pericolosa: la superficialità con cui (quasi) tutti affidano i propri segreti a quella scatola nera che è il proprio smartphone (o tablet, o pc) credendosi moderni e pensando di non andare incontro a conseguenze, o peggio ancora, flirtando con quelle conseguenze per rendere tutto più eccitante. I “perfetti sconosciuti” di Genovese in realtà si conoscono da una vita, si reggono il gioco a vicenda e fanno fin da piccoli il gioco della verità, ben sapendo che di divertente in certi esperimenti c’è ben poco. E si ostinano a non capire che è la protezione dell’altro, anche da tutto questo, a riempire la vita di senso.

Giudizio: molto bello, assolutamente da vedere.

Personaggi:
Peppe (Giuseppe Battiston): E’ l’ex insegnante che ha perso il lavoro, è gay con la fidanzata Lucilla (o Lucio…)
Carlotta (Anna Foglietta): E’ la psicologa sposata con Rocco ed ha come amante Cosimo…
Rocco (Marco Giallini): E’ un chirurgo plastico. E’ il personaggio che mi è piaciuto di più in assoluto.
Cosimo (Edoardo Leo): E’ sposata con Bianca, ha un po’ di amanti prima aveva un negozio di sigarette elettroniche e poi è passato a fare il tassista
Bianca (Alba Rohrwacher): E’ sposata con Cosuimo, è troppo tonta…
Lele (Valerio Mastandrea): E’ sposato con Eva ed anche lui ha un amante. E’ il personaggio che mi è piaciuto di più in assoluto.
Eva (Kasia Smutniak): E’ sposata con Lele. Ha un “amico” su Facebook…

Alcune frasi del film:
Rocco: “Steve Jobs? Ma non era morto?”
Lele: “E sì, perché se pure era vivo chiamava mi’ moie!”

Messaggio sul cellulare di Eva: “Vorrei scoparti..”
Peppe: “Tante volte può essere il T9 eh!”

Rocco: “Però una cosa importante l’ho imparata.”
Carlotta – “Cosa ?”
Rocco – “Saper disinnescare.”
Carlotta – “Cioè ?”
Rocco – “Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi, è pure saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo avanti. Io non voglio che finiamo come Barbie e Ken: tu tutta rifatta e io senza palle.”

Lele: “Sono gay da 2 ore e non ne posso già più…”